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Il rendiconto sociale dell’Inps riferito al 2022 restituisce una fotografia importante e accurata della Basilicata, ad opera di un interlocutore istituzionale fondamentale per il sindacato, con cui si condivide la principale mission di essere vicini ai cittadini nell’erogazione di servizi di welfare. Funzione che svolgiamo attraverso la nostra capillare rete di patronato presente su tutto il territorio regionale e che lavora fianco a fianco con l’Inps attraverso la condivisione delle procedure per adempiere in tempi celeri ai bisogni di sostegno al reddito e prestazioni sociali.
Lo sostiene in una nota Luana Franchini, segretaria confederale della Cisl Basilicata.
L’analisi dell’Inps si accompagna alle anticipazioni dell’ultimo rapporto Svimez, costruendo una cornice di analisi ormai bene definita per cui in Basilicata vi è un’acuta e profonda problematica di occupazione femminile: poche donne lavorano in Basilicata e lavorano poco e male, con contratti precari, atipici, intermittenti, part-time involontario e a bassa remunerazione, fenomeno che si riscontra sia nei dati delle occupate, sia nei dati delle inattive, e questo produce poi pensioni molto basse che rasentano la soglia della povertà e produce anche il tasso di fecondità più basso d’Italia, alimentando la trappola demografica.
Il rendiconto sociale INPS ci consente una lettura socio economica della Basilicata per cui i pensionati lucani hanno pensioni basse, frutto di percorsi lavorativi poco remunerati e poco remunerativi, e questa spirale si riprodurrà anche in futuro a causa di un attuale mercato del lavoro abbastanza asfittico, per cui in futuro in Basilicata a fronte di due pensionati vi sarà poco meno di un lavoratore. Nel 2065, infatti, le proiezioni Istat indicano che la Basilicata sarà la seconda regione più vecchia d’Italia dopo il Molise.
Diventa quindi cruciale e non rinviabile un insieme di politiche che investano risorse e servizi sull’invecchiamento attivo della popolazione per tenere il passo, tra le altre cose, del progressivo processo di digitalizzazione anche dei servizi Inps e del patronato e sull’invecchiamento in buona salute per evitare criticità gravi di bilancio sanitario.
La forza lavoro lucana sta invecchiando: nel mercato del lavoro lucano ci sono sempre meno occupati nella fascia d’età 15-30 anni e sempre di più nella fascia 55-67, con il rischio di non riuscire a cogliere le transizioni produttive in atto che pure potrebbero vedere proprio la Basilicata protagonista, con – per fare un esempio – la hydrogen valley per la produzione di idrogeno rinnovabile e come valida e più sostenibile fonte di energia. Questo importante progetto proietta la Basilicata nel futuro, ma richiede nuova forza lavoro, nuove competenze e nuove sinergia tra scuola, università e imprese.
Se non vogliamo che la fotografia dei livelli delle pensioni dei lucani e delle misure di sostegno al reddito si riproducano uguali – se non peggio – nei prossimi vent’anni, dobbiamo subito metterci al lavoro sui nuovi pilastri dello sviluppo industriale ed energetico, affinché gli anni contati per l’esistenza del petrolio – come sancito dalla COP 28 – non rappresentino gli anni contati per il bilancio della Regione Basilicata.