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Acqua, Merra: “Basilicata serbatoio del Sud Italia”

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“Viviamo una fase complessa che coinvolge la politica, le istituzioni, i Comuni e i cittadini. La questione acque e nel caso specifico l’accumulo e il trasporto della risorsa acqua in Basilicata è un tema rilevante e sensibile per il futuro del nostro territorio. L’aforisma latino Mentre a Roma si delibera Sagunto è espugnata riassume una situazione in cui, per anni, abbiamo rischiato di farci sottrarre un bene girando intorno ai problemi reali senza individuare soluzioni adeguate”. Lo ha detto il consigliere regionale Donatella Merra, che ieri ha partecipato, a Senise, al Convegno “La Basilicata, l’acqua e la sua gestione”, evento organizzato – si legge in una nota diffusa dalla segreteria della Merra – dal Coordinamento Comitato Acque Lucane, da Medinlucania e dalla sezione Italia Nostra, con la partecipazione, tra gli altri, del Presidente della neocostituita società Acque del Sud S.p.A.

Il consigliere Merra ha così proseguito: “La Basilicata per sua conformazione geomorfologica e territoriale, essendo la regione dei cinque fiumi, è di fatto la terra di accumulo delle risorse, è la terra delle dighe e dei grandi invasi, ma ha seriamente corso il rischio di farsi sottrarre questo bene innanzitutto dalla vetustà delle sue infrastrutture che non sono state curate e modernizzate nel tempo. Nelle Dighe ci deve essere innanzitutto l’acqua prima di poter parlare di altro, per esempio, di installazione di impianti fotovoltaici flottanti. Questo è un fatto non scontato, a distanza di decenni in cui infrastrutture tra le più strategiche e complesse si ritrovano ancora ad essere in riduzione di invaso, in un periodo di emergenza idrica. Ciò perché sono mancate rappresentanza e partecipazione alle decisioni riguardanti gli impianti e la gestione oculata della risorsa sul nostro territorio. Necessario è proprio il governo della risorsa, senza governo non c’è gestione, cura, manutenzione, efficienza dell’infrastruttura stessa. L’acqua è un bene comune, lo affermo da rappresentate regionale proveniente da un’area nella quale una delle più grandi dighe della Basilicata è oggi ridotta ad un relitto, vuota da vent’anni. La mia battaglia, purtroppo solitaria, per questa diga e per gli altri invasi lucani è stata una priorità, proprio nella convinzione che il potenziale accumulo della risorsa idrica costituisca nel nostro territorio un fattore inequivocabile sviluppo, anche e soprattutto per il settore agricolo. Dobbiamo pertanto rivendicare per tutte le dighe lucane quei giusti principi evidenziati anche dai Sindaci, ovvero maggiori ricadute e compensazioni economiche poiché la presenza delle dighe e degli invasi sul nostro territorio deve tornare a essere occasione di crescita e di sviluppo. Questi sono i margini della trattativa che la rappresentanza territoriale deve esigere da Acque del Sud perché l’acqua è di tutti. Tuttavia, assunto che l’acqua sia un bene pubblico occorre ripensare la governance delle infrastrutture poiché è innanzitutto l’obsolescenza di queste che sottrae efficienza. Fino a ieri non c’era un organo in grado di governare un patrimonio di questa portata, oggi invece c’è, si chiama Acque del sud, ed è a questa che chiediamo a gran voce un governo chiaro delle scelte legate alla funzionalità e alla messa in sicurezza delle nostre infrastrutture, nonché rappresentanza e partecipazione al processo decisionale per ottimizzare ricadute e risvolti economici a favore dei lucani”.