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Agricoltura, Chiorazzo: “Bardi si ribelli al governo che tassa il settore primario della Basilicata”

“Non è possibile che la Basilicata mantenga come sottofondo il grido di dolore che sale dai campi guardando a chi li lavora solo come bacino elettorale! Lo dico nella convinzione che l’agricoltura, specie in una regione a poca densità abitativa quale è la Basilicata, ha un valore che va oltre anche l’aspetto produttivo, per la manutenzione del territorio e, ancor prima, la sorveglianza del territorio che gli addetti ai campi assicurano con una forma di volontariato implicito”. Lo afferma in una nota il candidato presidente per il centrosinistra alle prossime elezioni regionali, Angelo Chiorazzo. “Ma anche a voler considerare il solo valore economico-occupazionale – prosegue – non ci si può girare dall’altra parte. Dall’anno d’imposta 2024, il Governo di centrodestra, ha stabilito che i redditi dominicali e agrari dei terreni posseduti e condotti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, non saranno più esentati, ma concorreranno alla determinazione della base imponibile assoggettata all’IRPEF”.

Il reddito dominicale – si stima – avrà una doppia rivalutazione 80% + 30%; il reddito agrario andrà rivalutato del 70% +30%. A questo, in Basilicata, si aggiunge l’aumento del 20% del Canone irriguo ad opera del Consorzio di Bonifica, in una regione in cui l’acqua degli invasi non viene ancora messa a disposizione dell’agricoltura per l’inerzia sulle grandi infrastrutture irrigue.

“Serve – dice ancora Chiorazzo – un piano organico per l’agricoltura, o meglio serve dare attenzione a chi quel piano organico lo ha chiesto e lo ha proposto. Serve un tavolo emergenziale anche per le crisi dei campi, perché di emergenza si tratta. Si può discutere sulle singole istanze e sulle singole misure, ma non si può non essere al fianco dei rappresentanti di questa categoria, che in forma singola o associativa, in modo spontaneo o organizzato, chiedono aiuto. Dissesto idrogeologico, fauna selvatica fuori controllo, aumento dei canoni irrigui, politica agricola comunitaria, dinamiche della filiera distributiva e dei prezzi e altro ancora sono elementi che incidono sulla sostenibilità di un settore che pesa solo sulle spalle di chi ogni giorno lavora i campi dall’alba alla sera. Ma se il settore dovesse arrendersi davanti a queste difficoltà il danno lo pagheremmo tutti e non possiamo permetterlo”.

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