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“Poste è un presidio di innovazione e coesione sociale, fondamentale per tenere le aree interne agganciate al resto del paese. Pertanto, prima di prendere in considerazione ulteriori ipotesi di privatizzazione, bisogna aprire un confronto a tutto campo con le forze sociali e con i territori per scongiurare la prospettiva di un ulteriore depauperamento a danno delle piccole comunità e dei lavoratori”. È quanto sostiene, in un comunicato, il segretario generale della Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, in merito alle ipotesi che stanno circolando sulla parziale privatizzazione di Poste Italiane.
“La storia delle privatizzazioni nel nostro paese è nota e dimostra che quando non c’è dialogo sociale e una visione alta del futuro del paese si danneggiano i lavoratori e si consegnano, spesso a mani straniere, asset fondamentali per la competitività del sistema economico. Poste Italiane – continua il segretario della Cisl lucana – è uno snodo fondamentale della nostra logistica e con la sua rete diffusa di sportelli rappresenta un fondamentale presidio di cittadinanza, specie nelle aree a fallimento di mercato, dove spesso è chiamata a sopperire anche alla carenza di presidi della pubblica amministrazione. Ci chiediamo cosa accadrebbe in termini di vincoli e condizionalità sociali con la cessione di un’altra parte del capitale ai privati. La nostra preoccupazione è che calerebbe la scure dei tagli soprattutto nei piccoli paesi. Poste Italiane è un patrimonio industriale che fa utili e che non può essere sacrificato in nome di una cieca ideologia privatistica che in passato ha prodotto la perdita di migliaia di posti di lavoro e un peggioramento nell’efficienza dei servizi. Su questo punto ci aspettiamo una presa di posizione anche della Giunta regionale perché sarebbe un grave errore assistere con disincanto a scelte che in prospettiva potranno ricadere proprio su quelle regioni come la Basilicata che a Poste Italiane devono molto in termini di presidio sociale delle aree interne». Intanto, i sindacati dei lavoratori postali hanno lanciato una mobilitazione unitaria a livello nazionale volta a scongiurare le attuali scelte del Governo sulla privatizzazione di ulteriori quote del pacchetto azionario di Poste Italiane.
I riflessi occupazionali e sociali di una tale scelta preoccupano fortemente il segretario generale dell’Slp Cisl, Davide Barbera: “Se le quote azionarie oggi in possesso del Mef finissero in tutto o in parte sul mercato, verrebbe meno il controllo pubblico dell’azienda e di conseguenza le restrizioni imposte al management per garantire la valenza sociale dei servizi di Poste Italiane, con conseguenze anche dal punto di vista occupazionale. Di qui la decisione di mobilitarci in modo unitario per scongiurare la svendita di Poste Italiane che potrebbe prefigurare la perdita di posti di lavoro e un indebolimento del servizio universale, con danni che andrebbero a ricadere sopratutto sulle fasce più fragili, come gli anziani che vivono nei piccoli borghi delle aree interne. Inoltre, verrebbe meno una fondamentale leva di cambiamento per garantire una gestione inclusiva della transizione tecnologica e digitale in corso”.