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Centonovanta milioni di euro per creare posti di lavoro in settori estranei al petrolio. Era uno dei punti di forza dell’Intesa firmata dalla Regione con Eni e Shell a maggio 2021. Ma tre anni dopo non c’è praticamente un solo posto di lavoro. I 90 milioni che dovevano impegnare direttamente le società petrolifere sono praticamente esauriti (in progetti che, sostanzialmente, con l’occupazione c’entrano come Totti con l’opera lirica) e dei 100 dati alla Regione perché decidesse autonomamente non si è speso un euro. E sarebbe una beffa se ora venissero spostati su altro. Magari sul bando dei non metanizzati. Magari nel corso della prossima riunione per l’attuazione dell’intesa. Magari per i 40 milioni che servono a dare copertura alle domande presentate (per circa 36 milioni), che alla vigilia della campagna elettorale sarebbero manna dal cielo più che greggio dal sottosuolo.
Ma facciamo un passo indietro.
Era maggio 2021 quando veniva perfezionata l’intesa con ENI e SHELL per il rinnovo della concessione petrolifera Val d’Agri. Grandi proclami da parte della Regione sugli accordi raggiunti, con enfasi sui 190 milioni in 10 anni da destinare a nuovi progetti nel settore non oil. Progetti che secondo successivi accordi siglati dalla Giunta di centrodestra dovevano essere realizzati per 100 milioni direttamente dalla Regione e per 90 milioni dalle compagnie petrolifere, sempre sotto la regia della Regione. Seguiva un ulteriore accordo denominato “Progetti di sviluppo” tra Regione ed ENI/SHELL del giugno 2022, dove venivano definiti gli obiettivi da perseguire mediante l’implementazione di questi progetti, in primis “favorire la crescita economica regionale” e “massimizzare le ricadute occupazionali sul territorio regionale”.
Vediamo, tre anni dopo, come sono stati impegnati questi fondi.
– I 100 milioni della Regione: nessun progetto (e i dubbi di cui sopra); ZERO POSTI DI LAVORO
– I 90 milioni delle compagnie:
– A) 3 milioni progetto rigenerazione urbana sostenibile. In pratica Eni ha finanziato un progetto di Feem (Eni) per fornire “assistenza” alla Regione e a chi la rappresenta. Non si sa bene per cosa, e magari con qualche assunzione con criteri non della pubblica amministrazione. Quali? Ah, non saperlo direbbe Dagospia;
– B) 4 milioni al progetto Basilicata Open Lab: si tratta di una scuola di impresa fatta da Eni. Replica Sviluppo Basilicata duplicandone gli obiettivi (per non parlare dei costi) e senza creare nessuna sinergia.
– C) 4,6 milioni per Basilicata Elettric Region: si paga Eni per mettere le proprie colonnine di ricarica elettrica delle auto nei 131 comuni lucani. Altre società lo fanno in proprio. I fondi Europei le finanziano nei centri minori, “a fallimento di mercato”. La Regione Basilicata lo fa coi fondi del petrolio per l’occupazione; risultato ZERO POSTI DI LAVORO;
– D) 8 milioni di euro; produzione di biometano da scarti agricoli; un impianto dovrebbe vedere Eni affiancarsi a un partner locale. Bando fatto e manifestazioni di interesse arrivate alla scadenza di agosto 2023. Poi il silenzio. Con la partnership che al momento è composta solo da Eni. Ma solo un pazzo potrebbe pensare che resti cosi… a dispetto delle 5/6 aziende lucane potenzialmente interessate. Intanto… ZERO POSTI DI LAVORO
– E) 12 milioni per il progetto Agrihub Basilicata, coltivazioni di piante oleaginose, un frantoio per ricavare olio vegetale da raffinare fuori regione. 500.000 euro dati ad Alsia per sperimentare le piante da coltivare e poi nulla più. Intanto, anche qui, ZERO POSTI DI LAVORO, nemmeno come opportunità per gli agricoltori;
– F) 55 milioni al Bonus Idrico. Eni finanzia ad Eni la costruzione di parchi fotovoltaici con cui venderà per 8 anni Energia alla Regione per poi trasferire l’infrastruttura ad un ente sub regionale. Nell’attesa della realizzazione vende energia di altri impianti alla Regione. In più, legittimamente, realizzerà con propri incarichi e filiere i parchi. Per i lucani il risultato occupazionale non cambia: ZERO POSTI DI LAVORO
Operazioni diverse con una costante: ZERO POSTI DI LAVORO. Un risultato tondo per quello che era un piano di sviluppo occupazionale. Con ingenti risorse che… (Segue)