In una sala stracolma a Latronico, il candidato presidente del centrosinistra, Piero Marrese e il candidato di Basilicata Casa Comune, Angelo Chiorazzo hanno ancora una volta ribadito, così come fatto in tantissimi incontri sul territorio, il netto dissenso alla legge Calderoli sull’autonomia differenziata, voluta dal Governo nazionale guidato da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. A Latronico ieri è iniziata la mobilitazione popolare contro un atto che, se applicato, nel prevedere “l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, aprirebbe la porta a una differenziazione dei servizi sul territorio in materie chiave quali la sanità, l’istruzione, le infrastrutture su cui, a causa del malgoverno degli ultimi 10 anni di Bardi e Pittella, siamo già fortemente in difficoltà. Marrese e Chiorazzo hanno ieri presentato la prima delibera di Giunta che sarà firmata, se i lucani e le lucane sceglieranno il centrosinistra per guidare la Basilicata, e che sarà sottoposta al nuovo Consiglio regionale, diversamente da quanto successo con Bardi che non ha mai consultato la massima Assise consiliare per votare su questo provvedimento, consegnando il futuro della Basilicata ai leader nazionali della destra, dando l’ok della Basilicata all’autonomia differenziata in cambio della sua ricandidatura.
I relativi livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, previsti dall’autonomia differenziata, non sono di per sé bastevoli ad assicurare, in presenza di risorse fortemente diversificate, il fine costituzionale sancito dall’articolo 3 della Costituzione Italiana che è quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona”.
La situazione che si verrebbe a determinare, accentuerebbe in modo irreversibile i divari territoriali, al punto da minare l’unità stessa dello Stato considerato, inoltre, che la gestione delle risorse naturali di cui la Basilicata è ricca, quali acqua e petrolio, è sempre stata centralizzata in virtù del principio della solidarietà nazionale e dell’unitarietà dello Stato e lo stesso Stato Centrale ricava da dette risorse, sotto forma di gettito fiscale, somme mai riversate alla Basilicata. In questo scenario, la Basilicata, con l’autonomia differenziata, sperimenterebbe un disastro di proporzioni persino superiori rispetto alle altre regioni del Sud. Un gioco cinico sulla pelle dei lucani a cui ci opporremo con ogni mezzo.
Il nostro obiettivo – hanno detto Marrese e Chiorazzo – è invece quello di impegnarci in una forte azione di contrasto alle previsioni del Ddl 615 che includa ogni mezzo legale e democratico, dalle impugnazioni legali alle iniziative referendarie, autorizzando il Presidente della Regione a promuovere e sostenere ogni iniziativa in tal senso e a sostenere, anche finanziariamente, la mobilitazione sociale contro tale ipotesi di disgregazione dello Stato.
Consentiteci una nota di colore: questa mattina il governatore uscente Bardi, in una intervista su Il Giornale, riferendosi alla autonomia differenziata, dice che “Ci sono ovviamente delle criticità, penso ai livelli essenziali delle prestazioni (LEP) che vanno fissati e finanziati. Per esempio, in Basilicata abbiamo un secolare gap infrastrutturale: come lo colmiamo? Le distanze Nord-Sud in questi 23anni sono aumentate. Bisogna cambiare. Ma ci vorrà tempo. E noi governatori del Sud saremo sempre a difesa dei nostri territori, oltre ogni appartenenza politica”. È proprio vero che in campagna elettorale si dice tutto e il contrario di tutto. D’altra parte Maria Elena Boschi, venuta in Basilicata per sostenere i due candidati di Italia Viva, prima alla opposizione e ora candidati con Bardi, ha dichiarato sull’autonomia differenziata di “essere molto critica tanto da condurre in Commissione una battaglia contro la proposta del Governo Meloni, contro la proposta di Calderoli, perchè l’autonomia differenziata non danneggerà il Sud ma l’intero Paese”. I suoi consiglieri regionali evidentemente, troppo intenti ad elogiare il loro massimo oppositore fino a qualche giorno fa, non le hanno detto che Bardi, da subito, ha detto sì a questa legge.
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