Presidi in piazza Mario Pagano a Potenza e in piazza Vittorio Veneto a Matera
Con lo slogan “Adesso Basta” si terrà giovedì 11 aprile lo sciopero generale nazionale, proclamato da Cgil e Uil, di quattro ore in tutti i settori privati, otto in quello dell’edilizia, con manifestazioni ed iniziative che si terranno a livello territoriale. Una mobilitazione indetta a sostegno delle comuni rivendicazioni: zero morti sul lavoro, una giusta riforma fiscale, un nuovo modello sociale di fare impresa, un patto per la salute che si inserisca in un quadro di strategia nazionale di prevenzione e protezione. In Basilicata sono previsti due presidi, in piazza Mario Pagano a Potenza e in piazza Vittorio Veneto a Matera, entrambi a partire dalle 10. Le ragioni dello sciopero sono state illustrate oggi a Potenza nella sede della Cgil lucana dai segretari generali della Cgil e Uil Basilicata, Fernando Mega e Vincenzo Tortorelli.
“La mobilitazione – ha spiegato Mega – si colloca in un quadro storico e sociale tra i più delicati dal secondo dopoguerra. Il conflitto armato nel cuore dell’Europa, quello in Medio Oriente, con una delle più grandi emergenze umanitarie in corso. La democrazia è in crisi, in Italia il premierato e l’autonomia differenziata minacciano la nostra Costituzione e mettono a rischio l’unità del Paese. La conseguenza più immediata è l’accesso ai diritti, che non sarà consentito a tutti nello stesso modo: istruzione, salute, mobilità. Con l’autonomia differenziata si aggraverà ulteriormente la situazione nel Mezzogiorno, dove l’incidenza della povertà è maggiore, e le diseguaglianze nel Paese cresceranno. In Basilicata, dove la denatalità è sempre più elevata, insieme all’emigrazione dei giovani, le conseguenza saranno devastanti. Al primo gennaio 2024, secondo i dati Istat, la Basilicata è la regione in cui si è persa più popolazione (-7,4 per mille) ed è la prima per tasso migratorio, pari al -6,2 per mille. Il numero medio di figli per donna in Basilicata scende da 1,10 nel 2022 a 1,08 nel 2023. E le cose non andranno meglio senza adeguate politiche di sostegno alle famiglie, al lavoro, alle imprese. Stanno smantellando il più grande stabilimento dell’automotive in Italia, Stellantis, in un silenzio assordante. Il Pnrr non mette un centesimo sull’Alta Velocità e con il dimensionamento scolastico perderemo il 28% delle dirigenze. Per non parlare della sanità, tra lunghe liste di attesa e una migrazione sanitaria che in Basilicata ha superato gli 80 milioni di euro. Non abbiamo mai avuto un confronto con il governo regionale su questo nonostante le richieste, salvo poi essere stati invitati l’altro giorno al Crob di Rionero alla presenza dei ministri per l’ennesima passerella elettorale. Quando vengono meno diritti universali come il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro e il diritto alla salute, viene meno il diritto stesso di cittadinanza, specie nel Mezzogiorno e specie in Basilicata. Ed è anche per rivendicare questo diritto che scenderemo in piazza l’11 aprile. Con la mobilitazione – ha ricordato Mega – la Cgil ha dato anche il via libera alla campagna referendaria in materia di tutela contro i licenziamenti illegittimi, di superamento della precarietà e di sicurezza nel lavoro in appalto. Quattro i quesiti referendari: i
primi due sui licenziamenti, uno sul superamento del contratto a tutele crescenti e l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese, il terzo sulla reintroduzione della presenza delle causali per i contratti a termine; e il quarto, relativo agli appalti, sulla responsabilità del committente sugli infortuni sul lavoro. Venerdì 12 aprile una delegazione della Cgil, guidata dal segretario generale, Maurizio Landini, depositerà presso la cancelleria della Corte di Cassazione i quattro quesiti referendari. Dopo i controlli previsti dalle procedure vigenti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, partirà la raccolta delle firme sui territori”.
“Il lavoro deve essere sinonimo di libertà, dignità e progresso sociale – ha detto Tortorelli – Serve un rinnovato atto di responsabilità collettiva da parte di Governo e istituzioni che, insieme alle confederazioni sindacali, stipulino un patto per la salute e la Sicurezza sul lavoro. Lo sciopero nazionale dà continuità alla campagna “Zero morti sul lavoro” che ci ha visti il 19 marzo scorso a Roma in una manifestazione sui generis, con più di mille bare – tante quante sono, ogni anno, le vittime sui luoghi di lavoro – che hanno occupato un’intera storica piazza della capitale. Sono già state numerose le iniziative sul territorio regionale. Vorrei ricordare il progetto – “Essere insicuri” – inserito nel P.C.T.O. (ex progetto scuola-alternanza lavoro) del liceo Scientifico Galileo Galilei di Potenza, promosso dalla Uil e condiviso con la dirigente scolastica Lucia Girolamo, con gli studenti protagonisti della campagna. Ma la nostra mobilitazione continua: non ci fermeremo, non possiamo accettare che si perda una sola vita sul lavoro, è una questione di civiltà. Abbiamo ribadito le nostre proposte, servono fatti concreti che, sino ad ora, non abbiamo visto. Il modello di patente a crediti delineato nel pacchetto Sicurezza del decreto legge Pnrr presenta numerose criticità. Purtroppo, pecca dell’assenza di un confronto preventivo con le parti sociali che abbiamo più volte richiesto ma mai accordato. La Uil ha ben chiaro il modello di patente a punti che sarebbe utile adottare e che era stato richiesto anche unitariamente. Correggere un testo mal scritto ed entro un brevissimo lasso di tempo, in vista della sua conversione in legge, non è una cosa semplice e non è risolutivo. A oggi, infatti, non sappiamo ancora quali emendamenti il Governo intenda o non intenda accettare. In tutti i luoghi di lavoro devono essere applicate e rispettate le misure normative e contrattuali previste, altrimenti non si può più parlare di ‘incidenti sul lavoro’, ma di una strage consapevole che ha dei responsabili. Non possono più bastare le dichiarazioni di buone intenzioni e gli appelli, chi è demandato ad intervenire, deve farlo. E ci sono compiti e funzioni che spettano anche alla Regione, a partire dall’Osservatorio del lavoro e dall’attività di controllo e prevenzione su tutti i luoghi di lavoro da realizzare con sindacati, associazioni di imprese, Inail e aziende sanitarie.
Con lo sciopero di giovedì – ha concluso – ribadiremo la sollecitazione di una revisione approfondita del sistema fiscale e di un impegno più forte per affrontare le vere sfide del Paese. In una fase come questa in cui il reddito di lavoratrici e lavoratori è già falcidiato da pesanti oneri fiscali e da una crescente precarietà economica, specie nel Mezzogiorno c’è il rischio di aumentare ulteriormente le disuguaglianze e il divario tra i più ricchi e i più poveri. Anche per questo pensiamo ad nuovo modello sociale di fare impresa in una visione di nuovo modello di sviluppo che guardi alla transizione energetica e alla green economy. Su questo la Basilicata può diventare un laboratorio a partire da come si affronta il dopo petrolio e gli squilibri sociali per il superamento dello stato di povertà”.
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