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Sanità lucana a rischio commissariamento, Chiorazzo smaschera Bardi che batte in ritirata

Manca la copertura al deficit sanitario (85 milioni) il Ministero a fine mese manderebbe un delegato per tagliare ospedali, servizi, retribuzioni ecc. Bardi prova a negare, ma spuntano i documenti e il bluff cade

Ma che figura! Il generale Bardi che parte al contrattacco ed è costretto ad una ritirata frettolosa.

I fatti: Angelo Chiorazzo di Basilicata Casa Comune denuncia che la Sanità lucana rischia il commissariamento per un buco nei conti rilevato dal Ministero della Salute, Bardi prova a rispondere facendo la voce grossa per parlare di fake news, ma a stretto giro arriva la controreplica sostenuta dai documenti e la sfida: se nell’incontro col Ministero non è successo quello che abbiamo detto, Bardi cacci i verbali e ci smentisca. Ed è calato il silenzio. Sperando che la gente dimentichi. A due giorni dal voto.

Ma ricostruiamo la vicenda provando ad andare anche nel tecnico. Il 15 a Roma si è tenuto il confronto tra Ministero della Salute e Regione al tavolo di monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza. È la sede in cui le Regioni devono dare prova di riuscire ad assicurare un’assistenza dignitosa ai propri cittadini. La Regione Basilicata era sotto osservazione, tra l’altro, per il dissesto nei conti, prodotto del resto dai tanti che sono costretti ad andare fuori per curarsi, poiché in Basilicata non hanno risposte. Un passivo di 120 milioni che è rimasto senza copertura di ben 85 milioni (e per qualcuno potrebbero emergerne altri 12 da una più puntuale contabilizzazione).

Una somma che rappresenta un deficit di oltre il 5% della spesa sanitaria regionale, cosa che rende obbligatoria l’attivazione del “piano di rientro”, con il Governo centrale che nomina un commissario ad acta che arriva in regione e taglia tutto il tagliabile (ospedali, ambulatori, prestazioni ecc.) fino a far quadrare i conti. Il 15 aprile, appena 3 giorni fa, la Regione si presenta al ministero con una delibera (che Chiorazzo ha letteralmente sbattuto in faccia a Bardi) con cui dà copertura a circa 37 milioni del deficit utilizzando i fondi europei e precisamente il Fondo Sociale. Una pratica non consentita (ma su questo dovranno essere gli organismi di vigilanza europei a intervenire e il “diversivo” consente di prendere tempo) ma che risolve solo parzialmente il problema. Il deficit viene così portato sotto la soglia del 5% della spesa sanitaria, ma questo risultato non elimina il rischio di commissariamento, lo sposta solo a dopo le elezioni. La Regione, infatti, è tenuta a dare copertura al passivo entro il 30 aprile (praticamente la settimana dopo il voto), altrimenti arriverà il delegato di Roma a tagliare.

Una prospettiva che non sarebbe solo una mortificazione per Bardi, Pittella e soci, con la certificazione di una pessima gestione, ma rappresenterebbe una iattura per i lucani. Avverrebbe infatti quello che in passato è accaduto in Calabria, con tagli che non rispondono a nessuna logica se non quella dei conti. E 85 milioni da tagliare sono tanta roba. Per averne un esempio, il piano di rientro della Calabria ha previsto il taglio (nei documenti si usa l’eufemismo riconversione) di 1800 posti letto ospedalieri, per tacere dei tagli di personale e retribuzioni nel settore (i fondi integrativi) e delle prestazioni sanitarie definite non essenziali.

Nella riunione romana di tre giorni fa questo sarebbe stato detto a chiare lettere (ma perché Bardi tiene il verbale “secretato”???) e Chiorazzo lo ha smascherato. E si racconta di un Bardi che, coi nervi a for di pelle, ha tentato il bluff della smentita confidando che dall’altra parte non emergessero elementi a sostegno ma che poi, di fronte alla controreplica con i (primi) documenti a corredo abbia dovuto battere in ritirata per evitare la disfatta totale. Per il generale una ritirata poco onorevole ma inevitabile. Che potrebbe essere il colpo finale per la Caporetto del 21 e 22 aprile. Con Chiorazzo e Marrese che già si preparano a mettere in campo, tra i primissimi atti del loro governo, una manovra di emergenza per scongiurare rischi per i lucani.

SFR

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