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In merito all’incontro pubblico di Matera Democratica, dal titolo “La nostra comunità. I nostri valori”, che si terrà questa sera a Matera a partire dalle 17.30, riceviamo e pubblichiamo uno scritto del consigliere regionale del Pd, Roberto Cifarelli.
Venerdì scorso Lino Patruno, già direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, in un fondo dal titolo “Ciao sai che mi candido?” Un ritornello sullo stesso giornale analizzava e criticava, argomentando adeguatamente, la “moda” in voga da qualche lustro della proliferazione di liste e candidati in occasione delle elezioni amministrative per i comuni che votano con il sistema del doppio turno. Insomma una “pesca a strascico” con cui agganciare parenti ed amici per raggranellare qualche voto in più e tentare l’elezione in consiglio comunale per poi “giocare” dentro l’istituzione e condizionare il sindaco ed il governo della città. Chiaramente sempre con il sottinteso “amore” per la città.
La pesca a strascico è vietata per i pescatori ma non lo è in politica. Sembrerebbe che come in amore anche in politica tutto sia concesso.
Anche le prossime consultazioni nella città di Potenza non sfuggono a questa modalità. Sono ben 17 liste e quasi 500 candidati in una città che conta meno di 65.000 abitanti e nella quale alle ultime regionali hanno votato utilmente 34.644 elettori.
Ed anche il centrosinistra, in ogni dove, non sfugge a questa logica e si è fatto prendere dall’esigenza di raccattare il voto di prossimità. Eppure, analizzando il voto del 21 e 22 aprile scorsi nelle due città capoluogo, e guardando ai consensi ottenuti dal mio partito, il Partito Democratico, si può constatare che vi è stato un consistente consenso alla lista senza l’indicazione di alcun candidato o candidata. Ciò significa che esiste ed è forte il voto d’opinione che invece, in occasione delle amministrative, viene sistematicamente represso nella dispersione del voto legato alle relazioni corte.
La discussione sui destini e la prospettiva delle città diventa molto confusa, se va bene resta sullo sfondo, mentre si cerca di recuperare consensi sulle persone, la loro credibilità ed affidabilità.
Segno ne è l’aver deciso, per esempio da parte del centrodestra potentino, di scaricare Guarente per puntare su Fanelli, poco brillante nel suo ruolo di assessore regionale sia nel campo dell’agricoltura che in quello della sanità quanto il sindaco uscente, con il solo fine di nascondere il fallimento di cinque anni e addirittura allargare la coalizione per avere più liste, più candidati e tentare la fortuna al primo turno.
Francesco Fanelli rappresenta una proposta politica che rischia di far sprofondare la città capoluogo di regione nell’oblio della storia.
Per quanto concerne il nostro schieramento di centrosinistra rimandare ad un secondo momento la possibilità di costruire una coalizione politica appare più come una necessità che come un’opportunità. Non v’è dubbio che siamo in presenza di una politica debole e di partiti deboli, quasi incapaci di affrontare le sfide della modernità, produrre visione e selezionare classe dirigente.
La discussione “Potenza – città regione” non trova sbocchi e viene declassata a vecchia visione della politica; tuttavia la città di Potenza, la città capoluogo di Regione, ha sempre rappresentato un imprescindibile valore ma di cui l’intera regione non si giova più da tempo.
Il dibattito sulla regione dei comuni e dei territori potrà tenersi sé sia le città che i territori sapranno interagire garantendo, in questa maniera, sia la reciproca esistenza che un possibile sviluppo, elementi indispensabili contro lo spopolamento.
Sono queste le ragioni di fondo che ci spingono, a Matera, a vederci lunedì 13 all’hotel San Domenico per ridare slancio alla politica, ridare un ruolo ai partiti, a cominciare dal Partito Democratico, perché le prossime sfide elettorali vengano affrontate per tempo con la serietà dei programmi, dei progetti, la credibilità, l’affidabilità e l’autorevolezza di una classe dirigente che abbia visione e capacità di occuparsi del futuro e che sappia coinvolgere la propria comunità.
Roberto Cifarelli