“Ancora una volta si prova a dissimulare la reale condizione della sanità in Basilicata derubricando la circostanza che il presidente Bardi assuma la veste di commissario ad acta della sanità lucana ad un mero adempimento di legge. E in effetti la nomina è conseguenza di una previsione normativa legata al verificarsi di una condizione molto chiara: l’esistenza di uno squilibrio economico finanziario della spesa sanitaria a fronte del quale non sono stati adottati in corso di esercizio i necessari provvedimenti di copertura, ovvero i medesimi non sono risultati sufficienti”. Lo scrive in una nota Giuliana Scarano, segretaria generale della Fp Cgil Potenza. “In poche parole – prosegue – è una conseguenza dell’inerzia rispetto ad un protratto disavanzo gestionale. Ora il presidente Bardi, nella sua veste di commissario, dovrà adottare i necessari provvedimenti a copertura del disavanzo, pena lo scivolamento della sanità lucana, per la prima volta nella sua storia, in un piano di rientro. Che la sanità lucana fosse al collasso, come da mesi denunciato dalla Cgil, era ormai certificato dalla costante crescita del saldo della mobilità sanitaria passiva, fino alla consistente cifra di 83 milioni di euro, ma anche dal pressappochismo con il quale è stato affrontato il disavanzo registrato, e poi sanato in extremis con l’utilizzo degli utili pregressi nel 2022, visto che, come si evince nella relazione al Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali della Corte dei conti, la documentazione a supporto era inesatta e incompleta per l’analisi dei conti, e non conteneva nessuna predisposizione di coperture. Nonostante le alchimie finanziarie delle delibere di fine aprile il dado è tratto e i risultati della gestione della sanità lucana è evidente, non solo in termini economici (50 milioni di euro della variazione di bilancio) ma sulla salute dei lucani. Basta nascondersi dietro un dito, la campagna elettorale è finita: si diano risposte ai lucani e agli operatori della sanità che rischiano di essere stretti nella morsa di maggiori tassazioni e misure di contenimento della spesa sanitaria che pagheremo tutti sulla nostra pelle. Ancora una volta si prova a dissimulare la reale condizione della sanità in Basilicata derubricando la circostanza che il presidente Bardi assuma la veste di commissario ad acta della sanità lucana ad un mero adempimento di legge. E in effetti la nomina è conseguenza di una previsione normativa legata al verificarsi di una condizione molto chiara: l’esistenza di uno squilibrio economico finanziario della spesa sanitaria a fronte del quale non sono stati adottati in corso di esercizio i necessari provvedimenti di copertura, ovvero i medesimi non sono risultati sufficienti. In poche parole è una conseguenza dell’inerzia rispetto ad un protratto disavanzo gestionale. Ora il presidente Bardi, nella sua veste di commissario, dovrà adottare i necessari provvedimenti a copertura del disavanzo, pena lo scivolamento della sanità lucana, per la prima volta nella sua storia, in un piano di rientro. Che la sanità lucana fosse al collasso, come da mesi denunciato dalla Cgil, era ormai certificato dalla costante crescita del saldo della mobilità sanitaria passiva, fino alla consistente cifra di 83 milioni di euro, ma anche dal pressappochismo con il quale è stato affrontato il disavanzo registrato, e poi sanato in extremis con l’utilizzo degli utili pregressi nel 2022, visto che, come si evince nella relazione al Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali della Corte dei conti, la documentazione a supporto era inesatta e incompleta per l’analisi dei conti, e non conteneva nessuna predisposizione di coperture. Nonostante le alchimie finanziarie delle delibere di fine aprile il dado è tratto e i risultati della gestione della sanità lucana è evidente, non solo in termini economici (50 milioni di euro della variazione di bilancio) ma sulla salute dei lucani. Basta nascondersi dietro un dito, la campagna elettorale è finita: si diano risposte ai lucani e agli operatori della sanità che rischiano di essere stretti nella morsa di maggiori tassazioni e misure di contenimento della spesa sanitaria che pagheremo tutti sulla nostra pelle”.
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