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Marrese e il centrosinistra avanzano, ma i … conti di Conte non tornano

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Nel Movimento che storicamente si alimenta di divisioni e sconfitte irrompe la paura di poter vincere diventando insignificanti. Il Civismo di Bcc toglie la terra da sotto i piedi e si corre ai ripari

Non sono solo i sondaggi a parlare. Che Bardi sia in difficoltà lo si avverte parlando con le persone. I sostenitori del centrodestra tutti affannati sulle preferenze, Marrese e il centrosinistra che viaggiano tra quanti dicono … “Non se ne può più!!!” … e sono sempre di più. Un voto anche difficilmente palpabile tra chi fa interviste telefoniche, ma che può essere la vera sorpresa di queste elezioni.

Se il centrosinistra inizia quindi ad accennare un sorriso, lo stesso non può dirsi per Conte e i 5 stelle. E per almeno due buoni motivi. Il primo è che sono diventati “trasparenti”, non nel senso di limpidi, ma di impercettibili: esauriti i temi ritriti e “contro” in una coalizione tesa a costruire hanno gli stessi temi della filiera corta (“sono dello stesso tuo paese”) ma meno forti dato che, generalmente, si tratta di persone che hanno diviso il mondo in cui vivevano con sospetti e accuse. Il secondo è che c’è una novità che toglie loro letteralmente la terra da sotto i piedi, ossia quel civismo che hanno cercato in tutti i modi di decapitare (opponendosi alla candidatura di Angelo Chiorazzo a presidente), per evitare di avere qualcuno che facesse presa su un capo tradizionalmente “mercato domestico” degli (ex) grillini ma che si ritrovano più forte e agguerrito nelle liste di coalizione.

E qui, come nella storiella dello scorpione, torna ad emergere la vera natura del “camaleConte“: una prima pagina del Fatto quotidiano che prende di mira Chiorazzo facendogli una colpa del fatto di conoscere Gianni Letta (nell’ambito di un sistema di relazioni che va da Papa Francesco alla Merkel). Il Fatto, nella sua caccia alle streghe, parlando di Basilicata, dimentica le convergenze preelettorali di Lomuti e Pittella, poi andato a destra, indica il vecchio in Margiotta, ma ne trascura le sponde (frutto di qualche azzardo?) coi 5 stelle (locali e nazionali) nella fase preelettorale, e invece torna a mettere nel mirino il leader di Basilicata Casa Comune dopo che lo stesso giornale qualche settimana fa, con un pezzo a firma di Marco Lillo, ne aveva certificato (non si sa nemmeno in virtù di quale diritto) integrità morale e politica, sia pure rimarcando differenze culturali e dopo che Conte e i suoi avevano fatto appelli privati e pubblici a una battaglia comune quando si profilava una competizione con due centrosinistra.

Ma, dati in mano, emerge il dramma di Conte, il cui unico obiettivo è di poter essere un giorno il candidato premier del centrosinistra. Il suo fine sono le elezioni europee e se il Movimento 5 stelle anche in Basilicata si fermerà, come pare prevedibile, a una sola cifra e sarà superato (come molti elementi lasciano pensare) anche dai civici di Basilicata Casa Comune, il riflesso nazionale di immagine sarà forte. Meglio – avrà pensato – regalare la Basilicata al centrodestra, tanto se da Volturara Appula è facile infischiarsene delle sorti del Comune di Bari, figuriamoci dei lucani.

E poi nel Movimento della Basilicata chi potrà richiamarlo a una qualche responsabilità? Il senatore Turco? È a Taranto. Il deputato Lomuti? Dopo tutti i disastri combinati ci manca solo che voglia parlare. Le coordinatrici provinciali? Da candidate non possono che essere felici di un po’ di visibilità, anche a danno della coalizione. E allora giù contumelie alla ricerca di qualche voto-contro. Parigi val bene una messa, diceva Napoleone. Palazzo Chigi val più della Basilicata, fa eco Conte. Fortunatamente entrambi appartengono al passato.